Sikhismo: storia e simboli
Il Sikhismo, una delle tante religioni indiane, è nato nella regione del Punjab che oggi appartiene allo stato dell’India. Uno dei credi più recenti nel mondo è tutt’oggi praticato in vari luoghi del pianeta, anche in Italia. Sicuramente se vi dicessi che i fedeli portano sempre un turbante e un pugnale in tasca, riuscireste già ad individuare la comunità di cui sto per parlarvi. Ma com’è nata questa religione? Perché i suoi credenti sono così riconoscibili in mezzo a milioni di persone?
Pillole di storia
Il Sikhismo venne fondato intorno al 1500 dal Guru Nanak. Quest uomo, che rifiutava sia i principi dell’islamismo sia quelli dell’induismo, girò il mondo predicando uguaglianza e fratellanza tra persone di religioni diverse. Per lui era impensabile che dio avesse creato diverse caste di appartenenza e soprattutto che egli fosse un’unica identità designata: secondo Nanak la divinità era all’interno di ogni cosa e di ogni essere umano.
A Nanak seguirono solo altri nove Guru. Già, perché prima della morte del decimo, la religione era così estesa che non era più necessario che i Sikh, i seguaci di Nanak in lingua locale, avessero ancora bisogno di un leader spirituale. Così la loro guida divenne un libro sacro, il Guru Granth Sahib, che raccoglie tutti i pensieri dei 10 guru fondatori.
Il Punjab, un tempo, occupava parte di ciò che noi ora conosciamo come India e Pakistan. Ma, a seguito dell’indipendenza indiana del 1947, i due “stati” vennero divisi e il Punjab fu la regione che più ne risentì: una parte divenne del Pakistan, quella che tutt’oggi comprende Lahore, e una dell’India. E proprio nella parte indiana si trovano Amritsar, considerata la città sacra per il culto del Sikhismo, e il suo Tempio d’Oro, la meta di pellegrinaggio di tutti i Sikh del mondo.
Principi base del Sikhismo
Alla base del Sikhismo vi si trova l’uguaglianza e la condivisione. Non credono in nessun dio e infatti non esiste nessun clero in quanto la loro fede viene vissuta nel quotidiano. Le divisioni o le differenze non sono contemplate, neanche tra uomo e donna come invece accade in tantissime altre religioni. Per loro il principio su cui vivere è quello di seguire sempre una retta via per raggiungere, come nell’induismo, la liberazione dal ciclo di morte e rinascita.
Le 5 K
Con le 5 K arriviamo quindi al perchè i Sikh siano così riconoscibili tra tante persone. Le 5 K rappresentano i 5 simboli, che iniziano tutti con la K, che un Sikh deve sempre portare. Il Kara, un braccialetto di acciaio come simbolo di devozione; il Kanga, un piccolo pettine infilato tra i capelli; il Kachera che è un particolare tipo di pantalone o sottoveste; il Kesh, ovvero i capelli lunghi da non tagliare mai e da raccogliere all’interno di un turbante, e infine il famoso Kirpan, il pugnale che ogni Sikh deve sempre portare con sé. Questi simboli nacquero a seguito di numerose persecuzioni da parte dei musulmani, esattamente all’epoca dell’ultimo Guru che decise che i Sikh non avrebbero più dovuto nascondersi, anzi: rendersi riconoscibili e soprattutto difendersi.
E il Kirpan nacque non solo come loro difesa, ma anche per aiutare i più deboli in caso di bisogno: per la religione dei Sikh è un dovere assistere il prossimo. Ma in Italia, nonostante la grandissima presenza di seguaci del Sikhismo, il Kirpan non viene accettato. La cassazione lo vieta in quanto arma e quindi non è legale da noi possederne una. Ma per i Sikh questa è una violazione della loro fede: se a un cristiano si chiedesse di non portare la croce o se ad una donna musulmana si vietasse di portare il velo, non sarebbe la stessa cosa?