The world of Banksy
Banksy: le sue opere sono sparse in giro per il Pianeta Terra, il “Time” nel 2010 l’ha inserito nella lista delle 100 persone più influenti al mondo, tra Steve Jobs, Obama e Lady Gaga, ma ancora oggi non si ha la più pallida idea di chi sia realmente. Ma qual è la sua storia? E cosa raccontano le sue opere?
Il messaggio che cerca di trasmettere, soprattutto negli ultimi anni, è “stop alla guerra e alla violenza”. Ma nel corso della sua carriera ha toccato molti altri argomenti: politica, razzismo, critica, immigrazione, consumismo ecc… Ma da dove è iniziato tutto?
L’inizio di Banksy
Banksy si suppone che sia nato nel 1974 a Bristol e che proprio lì, esattamente nel distretto di Barron Hill, abbia compiuto le sue prime opere. Col tempo migliorò moltissimo sia la tecnica che la velocità: non poteva certo dipingere lentamente, più passava il tempo e più diventava famoso e più la polizia lo cercava, motivo per cui decise di rimanere per sempre nell’anonimato.
E dopo Bristol fu la volta di Londra, in cui si ritrova la sua opera più famosa: Girl with Balloon, una bimba con in mano un palloncino rosso che le sta volando via. Potrebbe esser un’immagine ritraente il passaggio da infanzia all’adolescenza o un attacco alla società che priva le persone dei loro sogni. Da Londra a New York, San Francisco e poi di nuovo in Europa. E poi in Israele e addirittura anche in Ucraina.
Alcune delle opere più famose
Steve Jobs dipinto in Francia nel 2015, in jeans, con un fagotto sulla spalla e un computer in mano. Come mai? Perché Steve Jobs è figlio di un migrante siriano. E se i paesi che fermano l’immigrazione oggi si perdessero uno Steve Jobs domani?
Un riferimento al razzismo lo si trova in “No trepassing”, situato a San Francisco in cui un nativo americano lamenta l’intrusione dell’uomo bianco nella sua vita e a tutti i problemi che ha portato: ricordiamo la scoperta dell’America e tutto ciò che hanno dovuto subire i nativi americani, dalle malattie portate dall’Europa, all’esser comandati e schiavizzati ecc..
E poi c’è il muro di cemento a Betlemme costruito da Israele come barriera temporanea lungo una linea (permettetemi, decisamente immaginaria!) che separa Israele dalla Palestina, dove Banksy ha pensato bene di lasciare una serie di messaggi. Una colomba bianca, che porta un ramo d’ulivo nel becco, che indossa un gilet antiproiettile. Una ragazza che perquisisce un soldato, perché forse bisognerebbe invertire i ruoli e poi un uomo che è in procinto di lanciar un mazzo di fiori, invece che una molotov. Un chiaro “grido” di stop verso una lotta che dura da moltissimi anni.
E le sue ultime opere hanno fatto molto clamore, ovvero quelle nel 2022 in Ucraina. Anche qui messaggio decisamente chiaro. Dal bambino vestito da judo che abbatte Putin, che in passato è stato presidente onorario della Federazione nazionale di questo sport; ad una ginnasta che esegue una verticale su un edificio distrutto; all’immagine di una donna in vestaglia che indossa la maschera di antigas e tiene in mano un estintore… Come abbia fatto a dipingere muri durante la guerra nessuno se lo spiega.
Ma chi è Banksy?
Nessuno lo sa. Qualcuno pensa sia una donna, qualcun altro crede che siano un gruppo di persone e altri che sia uno dei membri dei Massive Attack perché le nuove opere di Banksy hanno spesso coinciso con le date dei loro concerti. Nessuno ha comunque certezza ma a parer mio poco importa: ciò che conta è cosa sta cercando di trasmettere utilizzando ciò che a me piace di più, l’arte.
Foto: The world of Banksy presso la stazione di Genova Piazza Principe.