I colori di Valencia
E dopo il primo giorno alla scoperta della Città Vecchia e del Barrio del Carmen di Valencia, the day after: direzione mare! Ma non per relax in spiaggia, se ormai un po’ mi conoscete sapete che non è un hobby che fa per me! E quindi se si è in zona mare quale potrebbe essere un luogo lì vicino molto interessante da visitare?
I quartieri dei pescatori o meglio quel che un tempo erano i luoghi abitati dai “lavoratori” del mare: El Cabanyal e El Canyamelar.
El Cabanyal e El Canyamelar, Valencia
Molti anni fa tra ciò che oggi conosciamo come la Ciudad Vella, ovvero la città vecchia, e il mare c’erano solo campi. E a ridosso del mare le casette, chiamate barracos, dei pescatori. Poi gli abitanti della zona ricca, ovvero della città, iniziarono a scoprire queste casupole e decisero di acquistarle e di ristrutturarle e di farle diventare le loro case del mare. Ma mantenendole comunque sempre piccine e colorate, non facendole diventare palazzoni giganti, per fortuna!
E le casette che vediamo oggi nei quartieri di El Cabanyal e El Canyamelar sono proprio loro, le vecchie baracche dei pescatori che abitavano un tempo quel luogo. Casette tutte colorate una di fianco all’altra si susseguono in questi quartieri un po’, purtroppo, lasciati andare: ma non per volere della gente del posto ma del comune stesso di Valencia. Eh sì perché chi comanda, qualche anno fa, avrebbe voluto buttare giù tutta una serie di case per prolungare Avenida Blasco Ibanez in modo che dal centro di Valencia si potesse arrivare diretti al mare. Ma era ed è Madrid che comanda e che non accettò la proposta.
E siccome il comune di Valencia è ancora tutt’oggi offeso per il no ricevuto e crede ancora che prima o poi il progetto prenda forma, ha purtroppo deciso di prendersela con questi due quartieri facendo mancare una serie di servizi alla gente del posto, tra cui il passaggio dei netturbini e i controlli notturni della Polizia. Ma gli abitanti si riunirono in un’associazione, chiamata Salvem el Cabanyal, e a turni si occupavano di tutte quelle cose che il comune aveva deciso di fargli mancare.
C’è un murale molto significativo nel quartiere in cui sono dipinte due donne, con la faccia e le orecchie da coniglio, tutte agghindate e dirette al mare e con al loro fianco una scritta che tradotta è: “Nessuno potrà spegnere la nostra luce”. L’autrice è una famosa muralista di Valencia che ha come simbolo di riconoscimento proprio i visi a forma di coniglio. E il dipinto è un’imitazione di un quadro di Sorolla, famosissimo pittore impressionista nativo di Valencia che amava portar pennelli e cavalletto proprio lì, in spiaggia.
Ruzafa, Valencia
E dai colori di El Cabanyal e di El Canyamelar passiamo a quelli di un altro quartiere. Ruzafa o Russafa è un barrio a sud della Ciudad Vecchia. Il suo nome deriva dall’arabo e sta a significare giardino: è appunto il luogo in cui una volta erano i contadini a far da padroni. E ora invece è il quartiere più chic e in voga del momento, pieno di locali e.. pieno di case elegantissime e colorate! Si anche lì, ed è anche questo che mi ha fatto innamorare di Valencia: amo i colori e vederne ovunque mi riempie sempre gli occhi di bellezza!
E c’è una casa, particolarissima, in stile Art Déco proprio in questo quartiere: si chiama Casa Judia. È stranissima, ricorda vagamente Gaudí nonostante lo stile sia diverso. E pare si chiami così perché un tempo era il ritrovo degli ebrei di zona, data anche la Stella di David presente sopra la porta d’entrata.
Il modernismo valenciano
E ora passiamo allo stile più colorato presente in giro per Valencia: il modernismo valenciano. E sapete com’è nato? Siamo a fine ‘800 inizi ‘900 quando in tutta Europa spopolava lo stile Art Nouveau chiamato anche Liberty o Modernismo. Ma ai valenciani non piaceva molto, preferivano farlo diventare più loro e così invece di fare come tutti gli altri e utilizzare colori sgargianti, elementi naturali o crear oggetti, case e dipinti privi di simmetria (come ad esempio fecero Klimt o Gaudí, giusto per fare due nomi a caso, entrambi ovviamente wow!), preferirono abbellire una serie di luoghi utilizzando mosaici di ceramica, vetro e decorazioni in ferro. Esempi assolutamente da visitare sono il Mercato Centrale nel mezzo della città vecchia e la Stazione Nord, un po’ più a sud verso Ruzafa.
E poi che dire ancora di Valencia? Beh che è il luogo di nascita della paella, che le persone sono tutte gentili e sorridenti e che ci sono tantissime cose da vedere e scoprire che io non ho avuto purtroppo tempo di visitare. E che è uno dei pochi luoghi che ho visitato in cui non ho abusato di maps, incredibile, sono riuscita ad orientarmi! E poi altra pillola, sapete che il valenciano è molto più simile all’italiano di quanto possa esser qualsiasi altro dialetto spagnolo? Ad esempio la parola “piove” in tutti i dialetti spagnoli di dice “lluvias”. In valenciano invece si dice “plove”! E l’ho scoperto non da un corso di lingua fatto in due giorni a Valencia ma in un momento di pioggia chiacchierando con un musicista cileno davanti alla Cattedrale.
Ma vi dico ancora un segreto prima di lasciarvi. A Valencia ci sono stata due giorni, e il primo giorno come prima meta ho scelto il Santo Graal. Sapete cosa ho fatto il secondo giorno prima di iniziare il mio giro descritto in questa pillola? Ho puntato la sveglia alle 730 e sono andata di nuovo in Cattedrale. Luci spente, nessuno all’interno e la Cappella del Santo Calice semi aperta: io, il prete e l’organista. Non potevo regalarmi soltanto una volta uno spettacolo così emozionante! A presto viaggiatori e a presto Valencia!