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In giro per il mondo India

Kolkata, la città della gioia

28 Aprile 2024

Kolkata, la città della gioia

Il mio primo piede in terra indiana è stato proprio a Kolkata. Ma come mai proprio qui? Perché dopo l’ultimo periodo durissimo, in cui ho perso mia mamma, avevo bisogno di iniziare dal delirio di una megalopoli, da una città con un sacco di cose da vedere in cui far la trottola da un punto all’altro, in maniera confusa e senza cognizione. E ho scelto Kolkata perché è la protagonista di uno dei miei libri preferiti, “La città della gioia” di La Pierre: e non potevo far scelta migliore perché è stato un inizio davvero pittoresco!

Atterro a Kolkata alle 2 di notte, giusto il tempo di arrivare in camera e far qualche ora di nanna e poi via, verso la scoperta di questa città! E appena uscita dall’hotel, mi sono subito trovata invasa dall’odore dell’India che sognavo da una vita: spezie, cibo, smog, qualsiasi cosa. Un’emozione davvero indescrivibile!

Ma in un batter d’occhio mi sono trovata a tornare con i piedi per terra. E sapete perchè? Perché dovevo attraversare la strada! Auto ovunque, scooter, pedoni che si lanciano in mezzo al traffico, gente che sale al volo, letteralmente al volo, sui bus, semafori esistenti ma poco considerati e strisce che neanche l’ombra! Ok che faccio? 

Beh prima di tutto il mio zaino era praticamente vuoto quindi, in un modo o nell’altro, al mercato dovevo arrivarci! E dovevo assolutamente comprare una sim! E poi non ero mica l’unica ad attraversare la strada e quindi la mia tattica per tutti i giorni trascorsi lì è stata: fermati, osserva, affiancati a qualcuno e vai!!!

I mercati di Kolkata

Il New Market

Si, è lui, il cuore pulsante di Calcutta. Quando mi immaginavo l’India, questa era una delle prime cose che aspettavo di vivere. Il delirio, tra persone e venditori di qualsiasi cosa. E anche tantissimi procacciatori di clienti a cui far attenzione. Ma anche un sacco di abiti splendidi, a poco prezzo, con cui poter riempire il proprio zaino vuoto!

E tra le mille raccomandazioni pre partenza ce n’erano tre in particolare. La prima era di contrattare, la seconda di non lasciare il numero di cellulare agli indiani e la terza di far attenzione ai procacciatori di clienti in mezzo al mercato. E io così ho fatto, ho comprato vestiti senza minimamente ricordarmi di chiedere uno sconto e, con il primo procacciatore di clienti, non solo sono andata tranquillamente, e forse anche fischiettando, nel suo negozio ma gli ho comprato un vestito pagandolo 7 volte più di quanto costasse fuori tra le bancarelle e gli ho anche lasciato il numero di telefono! Raga, a distanza di mesi e mesi, e nonostante io non sempre gli risponda, mi scrive ancora! Mi chiede come sto, dove sono e ovviamente: “Quando torni a Kolkata?” E io giuro che ai suoi inviti per mangiare qualcosa o bere una birra ho sempre detto no!

Il flower market, l’Howrah bridge e il fiume Hoogly

Un altro punto nevralgico, colorato e pulsante della città è il Flower Market: fiori, colori, persone… Ma voi potreste dirmi: ma è un mercato di fiori che c’è di così bello? Tutte le città in India hanno un angolino in cui si vendono solo fiori, perché i fiori sono parte importantissima dell’offerta nei templi e il mercato di Kolkata è gigantesco! Ma non solo: è sotto uno dei simboli della città, L’Howrah Bridge. E questo ponte attraversa anche il primo fiume sacro che ho avuto l’opportunità di vedere in India: l’Hoogly.

L’Hoogly è una diramazione del Gange che sfocia direttamente nel Golfo Occidentale. E come fiume sacro è venerato dagli induisti che per purificarsi si lavano al suo interno e fanno a lui le offerte. Esattamente come nel Gange a Varanasi.

Madre Teresa di Calcutta

Se c’è una persona per cui è famosa Kolkata è proprio Madre Teresa: missionaria polacca che ha dedicato la sua vita ad aiutare bambini malati. E visitare la sua tomba e il piccolo museo fotografico a lei dedicato, è davvero emozionante! Ma io, per errore, sono finita anche dentro l’orfanotrofio e non sono stata per nulla cacciata, anzi: una delle sister mi ha accompagnato a visitare le parti comuni e a conoscere i bambini mentre facevano lezione. Avevo la pelle d’oca dall’emozione, sia nel vedere loro che nel vedere le sisters e un sacco di volontarie e volontari lì, a dare una mano a quella parte di mondo che ha davvero tanto bisogno…

La Kolkata inglese: il Victoria Memorial e la St Paul Cathedral

Kolkata un tempo conosciuta come Calcutta: come mai ha cambiato nome? Perché Calcutta era il nome inglese con cui veniva chiamata durante la colonizzazione, periodo in cui è stata anche capitale dell’Impero Britannico. Motivo per cui, in un parco non tanto distante dal New Market, ci sono il Victoria Memorial, dedicato alla Regina Vittoria, e la St Paul Cathedral, la cui parte interessante al suo interno sono gli spalti divisi. Ogni stato indiano al suo posto. E voi direte: e dov’è la particolarità? Che tra gli spalti sono presenti gli stemmi anche degli stati che oggi non fanno parte dell’India

Da vedere? Il Victoria Memorial secondo me no, non è niente di così eclatante e di monumenti europei noi ne siamo decisamente pieni. E soprattutto, ciò che a me ha lasciato un pò così, è stato vedere indiani felici di visitarla. Perché entrate qui contenti dopo tutti gli anni di colonizzazione che avete subito da parte degli inglesi? Ma poi ho capito in seguito, c’è chi non pensa a quel periodo. Ma c’è invece chi a quel periodo ci pensa e chiede più soldi ai bianchi rispetto che agli altri turisti un pò a mò di rivalsa verso chi li ha colonizzati. Certo, noi bianchi non siamo certo tutti inglesi, e soprattutto noi italiani siamo uno dei pochi popoli europei che in India non ha colonizzato nulla. Ma alcuni di loro non fanno differenze. E altri, invece, quando dici che sei italiano, iniziano a farti subito le feste!

La cattedrale invece si, proprio per lo stesso motivo, merita una visita. E sapete perché? Perchè ti permette di far un tuffo nel passato a quando si, l’India era sotto l’Impero britannico. Ma tutti gli stati divisi a seguito della partizione del 1947, nell’epoca inglese facevano ancora parte di Mamma India. Era ancora un’unica famiglia. Certo, gli scontri tra le varie religioni erano presenti ma mai come lo spargimento di sangue avvenuto con la proclamazione d’Indipendenza e la nascita del Pakistan. E poi del Bangladesh. E ancora oggi nel Kashmir, regione indiana del nord, contesa tra Pakistan, India e Cina. Ma non possiamo fermare il tempo e lasciare il mondo così com’è? Si, sarebbe bellissimo, ma purtroppo è pura utopia…

I quartieri colorati di Kolkata

E poi cosa c’è ancora da vedere in giro per Kolkata? Beh, la città è piena di quartieri bellissimi! C’è Kumartuli, il quartiere degli artigiani che lavorano le statue di argilla. E poi c’è College Street che è un mercato di soli libri, di tutti i tipi e di tutti i colori! E poi? Camminare dal quartiere di Bow Barrack a Chitpur. Ed io l’ho fatto con un tour, attraversando il quartiere cristiano, quello musulmano, e poi entrando in una guest house buddhista, in un tempio cinese nella vecchia Chinatown e in una sinagoga. E sapete che tutti questi luoghi appartenenti a religioni diverse, sono tutti a pochi passi l’uno dall’altra? Un caledoscopio di tradizioni e culture che a me, soprattutto nel paese in cui le religioni del mondo esistono tutte, piace tanto tanto tanto!

“Se vedi Kolkata puoi veder tutta l’India!” Questa frase me l’ha detta la guida del tour a cui ho partecipato il secondo giorno appena gli ho detto che il mio tour iniziava da lì. E perché mi ha detto questa frase? Perché Kolkata è la città dei contrasti per eccellenza, quei contrasti presenti in tutto il paese e che ho continuato a vivere per tutto il mio percorso. E Kolkata è il luogo in cui, secondo me, tutto è all’ennesima potenza. La ricchezza e la povertà. Il correre dalla mattina alla sera e il vivere la vita. I super palazzi e le baraccopoli. I ristoranti lussuosi e lo street food. Le vie dello shopping e un enorme mercato pieno di bancarelle. L’occidente e l’oriente, uno di fianco all’altro, a distanza di pochi metri. 

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