In giro per Kathmandu e dintorni
Ma a Kathmandu, la cui nascita è legata ad una leggenda buddhista, ci sono solo monasteri e stupa da vedere? Ovviamente no, il mix tra induismo e buddhismo, nella capitale del Nepal e nei suoi dintorni, è qualcosa di meraviglioso…
E dopo esser “atterrata” direttamente con una jeep nel centro della città, e aver recuperato un po’ le forze dopo un’intensa settimana tibetana, è giunto il momento di andare alla scoperta di Kathmandu e della sua valle!
In giro per Kathmandu
Durbar Square
Il punto più famoso di Kathmandu, il luogo in cui un tempo veniva incoronato il re e il fulcro della città: Durbar Square. Un via vai di persone continuo, tra turisti e gente locale. Una piazza colma di edifici in stile tradizionale nepalese, tra palazzi e templi. Un luogo ancora non completamente ripreso dopo il grosso terremoto del 2015 che ha devastato moltissimi luoghi plurisecolari e che, il Nepal, non è ancora riuscito completamente a ricostruire.
E se il primo nome di Kathmandu è stato Manju-Patan, quello attuale deriva da un tempio situato proprio in Piazza Durbar: il Kasthamandap, in stile pagoda a tre piani la cui struttura è completamente in legno. E la sua costruzione sapete che deriva da una leggenda? Perché, per tirarlo su, era stato utilizzato il legno di un albero mitologico. E quest’albero, dopo essere stato abbattuto, pare sia poi tornato al suo stato originale!
La Kumari : la dea vivente del Nepal
Ma preparatevi, perché Kathmandu è piena di leggende. Avete mai sentito parlare della dea Kumari che vive nel Kumari Ghar in Piazza Durbar? L’inizio della sua tradizione ritrova le sue radici proprio in una leggenda legata all’ultimo re della dinastia Malla, una dinastia che governò per molto tempo in Nepal, che pare incontrasse molto spesso, e di nascosto, la Dea Taleju. Dea Taleju per gli induisti e Vajra Yogini per i buddhisti: la rappresentazione dell’energia femminile in entrambe le religioni. Ma, tornando alla leggenda, la regina scoprì gli incontri segreti del re, la Dea si infuriò e impose al re di venerare una giovane ragazza vergine come sua incarnazione vivente.
La parola Kumari, infatti, significa letteralmente “vergine” ed è una bambina scelta per ricoprire questo ruolo. Ma viene scelta a caso? Ovviamente no. Deve rispondere a determinati requisiti e superare molte prove. E sapete che, una volta scelta, non può più appoggiare mai i suoi piedi per terra perché rischia di contaminare la sua purezza? E se sanguina viene immediatamente “licenziata”? Se vi ho incuriosito un po’, sappiate che la sua storia è tutta raccontata nel mio libro…

Kaal Bhairav e Swet Bhairav
E ora arriviamo al mio luogo preferito in Durbar Square: Kaal Bhairav, un’enorme statua che tiene tra le sue sei braccia una spada e una testa decapitata. Si, avete capito bene. Potrebbe far paura detta così ma in realtà Kaal Bhairav è una delle reincarnazioni di Shiva ed è venerato come protettore della città di Kathmandu. Pensate che nella tradizione popolare (o nella leggenda, chissà!), chiunque fosse accusato di un crimine, veniva condotto di fronte a Kaal Bhairav in giudizio. E se l’incriminato mentiva… vomitava sangue e moriva!
E alle spalle di Kaal Bhairav sapete che c’è un’altra rappresentazione di Shiva? Swet Bhairav, dove Swet significa bianco: ma, nonostante il candido colore, questa reincarnazione è considerata una tra le sue più pericolose. Questa statua è mostrata nella sua interezza solamente durante uno degli eventi più importanti del Nepal, l’Indra Jatra: un festival, che dura circa una settimana, in cui i nepalesi celebrano la fine della stagione delle piogge e quindi Indra, il Dio delle piogge. E dalla bocca della statua di Swat Bhairav, durante l’India Jatra, esce birra: e riuscire a berne un sorso, per la popolazione nepalese, è qualcosa di estremamente sacro!

Altre info su Durbar Square
In Durbar Square c’è ancora il tempio di Shiva e Parvati, il Palazzo Reale e il Jagannath, il tempio più antico di tutta la zona, e molto altro ancora. Altro che non vi elencherò perché altrimenti mi vien fuori un secondo libro. Però vi dico una cosa, anzi due: la prima è che Kathmandu ne vale decisamente la pena. E la seconda è che l’entrata in piazza costa 1000 rupie nepalesi ed è valida per una giornata intera. Ma se porterete con voi una fototessera e il passaporto, nella piazza centrale c’è un ufficio in cui vi estenderanno il permesso per tutta la durata del vostro visto! Se avete in previsione più giorni a Kathmandu io vi consiglio di farlo: una seconda, terza, quarta, quinta passeggiata lì, la farete sicuramente!
E vi ricordate quando nella pillola dedicata alla leggenda della nascita di Kathmandu vi dissi che i nepalesi non sono assillanti come gli indiani? Ad eccezione di Thamel, il quartiere turistico pieno di strutture ricettive molto convenienti, e Durbar Square. E proprio in quest’ultima, una guida mi si avvicina e, appena capisce dal mio accento che sono italiana, apre il suo quadernetto e mi fa leggere una dedica. Una dedica piena di complimenti fatta da… Rino Gaetano! Lì per lì ci stavo anche credendo ma poi ho pensato: “Ma guarda un po’ il caso, tra tutti gli italiani famosi questa guida, nella sua agenda, ha proprio una pagina scritta da Rino Gaetano? Colui che compose la canzone dal titolo A Kathmandu?”
Pashupatinath Temple
Ma cosa c’è ancora da vedere a Kathmandu? Sicuramente un altro tempio, anzi un luogo, che, se ci siete già stati, vi riporterà con la mente a Varanasi: il tempio di Pashupatinath.
La morte nell’induismo, come vi ho già raccontato, è solamente un passaggio verso una nuova rinascita. E se in India morire a Varanasi ti permette di raggiungere il nirvana, ovvero la liberazione dal ciclo delle rinascite, in Nepal esiste un luogo, di nome Pashupatinath, in cui molti induisti scelgono di esser cremati…
Il tempio di Pashupatinath è situato nel centro di Kathmandu ed è il tempio induista più antico della città. E’ affacciato sul fiume Bagmati che, dal Nepal, arriva fino in India e confluisce all’interno del Gange: motivo per cui, i devoti, scelgono di farsi cremare sulle sue sponde. Ma, a differenza di Varanasi, qui vengono cremati anche i buddhisti: l’essenza di Kathmandu e del Nepal è proprio questa, tra buddhisti e induisti, qui, non c’è alcuna differenza.
Ma questa non è l’unica diversità con ciò che accade presso i ghat crematori della città più sacra dell’India. Qui, a Pashupatinath, vengono cremati tutti gli esseri umani, anche le donne incinta o chi è stato morso da un serpente. A Varanasi, invece, i loro corpi vengono lasciati andare interi nel Gange. Chi si occupa delle cremazioni qui appartiene alla casta più alta, ovvero quella dei bramini, al contrario dell’India dove, questo compito, è affidato a chi appartiene alla casta più bassa.
E se in India è sempre il figlio maggiore ad occuparsi di tutto tra cui anche accendere la pira, qui è l’incaricato solamente se chi deve essere cremato è il padre. Perché nel caso in cui la persona defunta sia la madre, il compito è del figlio minore. E poi sapete che per cremare un cadavere ci vanno 3 kg e mezzo di legna? E che se il corpo ci mette più di 3 ore e mezza a bruciare vuol dire che il suo karma non è buono?

Kathmandu e il buddhismo tibetano
Come ho già raccontato nella pillola A Kathmandu, la nascita della città e della sua valle sono legate ad una leggenda. Leggenda, che a sua volta, è legata al buddhismo. Buddhismo presente in molti luoghi della città, come ad esempio lo stupa di Swayambhunath, famoso per essere il tempio delle scimmie e il luogo protagonista della leggenda. Oppure lo stupa di Kathesimbhu, costruito con gli avanzi di Swayambhunath, conosciuto anche come Shree Gaa, in copertina, e situato nel centro di Kathmandu.
Ma il luogo più famoso per questa religione è situato nel quartiere tibetano ed è lo stupa di Boudhanath, il più grande del Nepal, meta di arrivo di moltissimi rifugiati tibetani scappati da casa dopo l’occupazione cinese e luogo pieno zeppo di leggende. Ma di questa meraviglia, come accennato nel precedente articolo, c’è un paragrafo a lei dedicato all’interno del mio libro: Il mio cammino tibetano.

Cosa vedere nei dintorni di Kathmandu
Patan e Bhaktapur
Sapete che Durbar Square non esiste solo a Kathmandu? Ce n’è una anche a Patan e una a Bhaktapur, entrambe città reali del passato, ed entrambe raggiungibili in taxi o in bus da Kathmandu. E se Patan è famosa per essere la città degli artigiani, sapete che a Bhaktapur è presente il tempio induista più alto del Nepal? Il suo nome è Nyatapola Temple ed è davvero altissimissimo! E poi sapete che non molto lontano da Bhaktapur c’è uno dei punti panoramici più belli e famosi del Nepal? O almeno così dicono perchè io, a Nagarkot, ci sono stata in piena stagione monsonica: solo ed esclusivamente nebbia!

Pharping
A mezz’oretta di auto da Kathmandu, c’è un’altra città molto famosa da visitare per ben due motivi. A Pharping, questo è il suo nome, sono situate due cave in cui meditò per molto tempo Padmasambhava, ovvero Guru Rinpoche il padre fondatore del buddhismo tibetano. Ma non solo perché qui si può visitare anche un tempio induista molto famoso…
Il Dakshinkali Temple è dedicato alla Dea Kali che, oltre ad essere una delle incarnazioni di Parvati, ovvero la consorte di Shiva, è anche la dea di morte e distruzione. E qui, in questo tempio, sapete cosa fanno i devoti? Regalano alla Dea animali che vengono sacrificati principalmente il martedì e il sabato. E infatti io ci sono stata di mercoledì proprio per non dover assistere a questo anche se, in realtà, i sacrifici avvengono dietro al tempio, in modo che possa assistere solo chi è interessato. E il sangue di queste povere bestioline viene donato alla Dea Kali. Ma la domanda che a me, vegetariana, è venuta spontanea è stata: ma chi non mangia carne come fa? Ebbene sì, dona il succo del cocco!
Kathmandu e dintorni: istruzioni per l’uso
Dove dormire a Kathmandu? Il quartiere turistico della città, ovvero Thamel, offre molte soluzioni a prezzi economici. E, sempre a Thamel, esistono un sacco di uffici di cambio valute e un sacco di negozi che vendono sim nepalesi. Per spostarsi, invece, ci sono i taxi: o si contratta il prezzo con gli autisti o alternativa, molto più economica e utilizzata anche dai locali, è utilizzare l’app InDrive che funziona esattamente come Uber.
E se io, a Kathmandu, ci sono arrivata in jeep, sono poi ripartita in aereo: l’aeroporto è situato in mezzo alla città, vicinissimo al quartiere di Boudhanath e sembra… una stazione. Si, avete capito bene, nonostante sia un aeroporto internazionale è piccolissimo. E tra l’altro pare sia l’unico al mondo situato nel bel mezzo di un centro abitato.
E poi lo volete un consiglio? Se andrete a Kathmandu per far un tour di tutto il Nepal, spostatevi tra le città in bus. Perché gli incidenti aerei in questo Stato sono numerosissimi. La maggior parte del territorio è montuoso, ma non montuoso con piccole vette, qui parliamo dell’Himalaya, e questa è già una prima motivazione. E la seconda è che, purtroppo, il Nepal è un paese molto povero e quindi la flotta delle compagnie aeree è un po’ vecchiotta e la manutenzione degli aerei lascia un po’ a desiderare…
Ma comunque, anche se i tragitti in bus risulteranno lunghissimi perché la condizione delle strade non è ottimale, sia il Nepal che il popolo nepalese, credetemi, meritano tantissimo! La loro cultura, le loro leggende e i loro luoghi: ne vale davvero la pena, basta solo armarsi di un po’ di pazienza!