Il candomblé
“Qui tutto si è mescolato: tutte le cose appaiono commiste in questa terra. Più che commiste, fuse l’una nell’altra, a formare alcunchè di nuovo, baiano, brasileiro. Angeli e Exu, il barocco ed il selvaggio, il bianco e il negro, il candomblè e la Chiesa, gli orixà e i santi, tutto mescolato insieme.” Jorge Amado
Dove voliamo oggi? A Salvador de Bahia, città conosciuta come l’anima nera del Brasile, in cui vennero deportati moltissimi schiavi dall’Africa in epoca coloniale. Ma nonostante le condizioni orribili in cui erano costretti a vivere, la loro cultura si mescolò con quella del luogo, in parte indio e in parte europea. Ed è proprio qui che, grazie a questo “miscuglio”, nacque il candomblé, la religione afro brasiliana che ancora oggi viene praticata.
Le origini del candomblé
Al loro arrivo in Brasile, gli schiavi africani venivano subito battezzati dai gesuiti contro il loro volere e le loro credenze. Ma, nonostante la conversione forzata alla religione cattolica, non persero mai la loro fede primaria e, con il passare del tempo, diedero origine ad una religione basata sia sulla tradizione africana che su quella cattolica: il candomblé.
La religione africana arrivata a Bahia conteneva diverse sfumature perché gli schiavi, appartenenti a vari gruppi etnici, avevano diversi riti, lingue e usanze. Tra tutti un gruppo però ha influenzato maggiormente il candomblé di Bahia, ovvero quello degli Yoruba.
Il mondo, nel candomblè, è diviso in due parti: l’Orun che rappresenta il cielo e gli Orixà, e l’Aiè che è la terra. Ma come comunicano tra loro queste due parti? E chi sono gli Orixà?
Gli Orixà
Gli Orixà sono gli spiriti mediatori tra il cielo e la terra. Ognuno di loro ha un’area di appartenenza, ovvero “risponde” ai problemi e alle richieste a lui pertinenti. Hanno un’origine prevalentemente Yoruba ma sono comunque influenzati dalla religione cattolica. Vi faccio alcuni esempi. Oxossi, sincretizzato con San Giorgio, è il Dio della caccia. Omolu comanda le malattie e la salute ed è identificato anche come San Lazzaro e San Rocco. Yansa, l’Orixà dei venti e delle tempeste, si identifica invece con Santa Barbara.
E se ci sono i santi, qui ci sono anche i diavoli. Nel candomblè un unico Orixà è identificato come il “male”. Exu è uno spirito vagabondo, un amico del trambusto e delle lotte. Ma ogni cerimonia inizia con una lode a lui per far in modo che non venga a guastare la festa.
Un mix particolare che rende originale il popolo di questo paese. E come scrisse Amado, uno degli scrittori brasiliani più conosciuti al mondo: “l’importanza di Bahia è il popolo: la sua cultura e le sue tradizioni, frutto di anni di dure lotte, sono ciò che caratterizzano questa città, conosciuta come l’anima nera del Brasile.”