Le Little Italy
In un’epoca in cui la parola immigrazione è all’ordine del giorno, ci siamo mai chiesti perché, nel mondo, esistano così tante Little Italy?
La Grande emigrazione, che avvenne tra circa la metà del 1800 e del 1900, portò milioni e milioni di italiani a scappare dalla propria patria e a dirigersi in Europa, in Sudamerica ma soprattutto nel Nord America. Ed essendo il numero di italiani immigrati così elevato, specialmente negli Stati Uniti, si vennero a formare dei veri e propri quartieri abitati chiamati ancora oggi “Little Italy”. La più famosa è a New York, ma c’è un quartiere italiano in moltissime città statunitensi: gli immigrati arrivavano alla famosa Ellis Island ma molti poi partivano verso altre destinazioni.
Gli italiani nel Nord America
Mulberry Street oggi è il cuore della Little Italy di Manhattan che un tempo era abitata esclusivamente da italiani: una grande comunità all’interno di una metropoli. Pizzerie e ristoranti ad ogni angolo delle strade, ma non solo, non dimentichiamoci che noi italiani a New York non abbiamo portato solo le nostre tradizioni culinarie, ma purtroppo anche la criminalità organizzata: la “cosa nostra” americana.
Ma Little Italy non è solo a New York. Quella di San Diego è nata all’arrivo di molti marinai liguri. O la Little Italy di Cleveland, in Ohio, dove venne inventata la prima macchina della pasta. E di quartieri italiani nel Nord America, anche se non si chiamano tutti Little Italy, ce ne sono parecchi: Boston, Baltimora, Chicago, Toronto, San Francisco…
Gli italiani e il Sudamerica
Se emigrare nel nord era un pò più complesso per via dei tantissimi controlli e della pessima opinione che americani e governo avevano di noi, nel sud è stato più semplice.
In Brasile, a seguito dell’abolizione della schiavitù nel 1888, molti proprietari delle piantagioni di caffè si adoperarono per far arrivare quanti più immigrati possibili, in modo da poter sostituire i lavoratori nei campi. San Paolo ospitò la maggior parte degli italiani e il quartiere di Mooca rappresenta la Little Italy brasiliana.
Ma vi ricordate cosa vi ho raccontato su Buenos Aires e sull’Uruguay? Moltissime persone incontrate, una volta chiesta la nostra provenienza, ci dicevano “Mi abuelo es de Italia”. Perché è proprio in Argentina e in Uruguay che emigrarono moltissimi nostri connazionali. A Buenos Aires il quartiere di La Boca, ad esempio, è il luogo in cui i genovesi si stabilirono e crearono la loro comunità.
Ma gli italiani non affrontarono in massa solo il viaggio transoceanico, anche in Europa stessa fu molto alto il tasso di emigrazione, basti pensare che un quartiere italiano esiste anche a Londra e a Dublino.
E ciò che capita qua in Italia, al giorno d’oggi, non è la stessa cosa? Forse, prima di puntare il dito e giudicare l’immigrazione odierna, non dovremmo prima farci qualche domanda?
Concludo con una frase estratta da “La Frontiera” di Alessandro Leogrande: “Chi accetta viaggi pericolosissimi in condizioni inumane, attraversando i confini che si frappongono lungo il suo sentiero, non lo fa perchè votato al rischio o alla morte, ma perchè scappa da condizioni ancora peggiori.” Già, proprio come avvenne a noi moltissimi anni fa…