Il Jazz: origini, luoghi e curiosità
Cos’è il Jazz? Amico, se me lo devi chiedere, non lo saprai mai!
E come Louis Armstrong, se provassi anche io ora a dare una definizione di Jazz non saprei rispondere. Posso però dire cosa è per me: energia, bellezza e mille mondi diversi.
Già perché il Jazz, come avevo già accennato nella pillola sulle Work Songs e sugli Spirituals, è figlio della trasformazione di altri generi musicali e dell’unione di vari popoli arrivati e nati a New Orleans a partire dal 1500/1600.
Europei, italiani soprattutto, sbarcati nel Nuovo Mondo in cerca di fortuna, schiavi neri arrivati dall’Africa e i creoli, figli di schiavi e padroni con una cultura principalmente bianca: ognuno di loro ha contribuito alla creazione di ciò che noi oggi conosciamo come Jazz.
I luoghi del Jazz: New Orleans
La prima culla del Jazz, il primo luogo in cui tutto è iniziato, tra il sacro e il profano. Già perché dagli spirituals non derivarono solo i canti Gospel, ma anche il Blues, con un paio di differenze: non era un canto di chiesa ma bensì una narrazione della vita di tutti i giorni, tipica della tradizione africana del cantastorie, ed infine era intonato da un unico cantante.
E dall’altro lato della medaglia, sempre a New Orleans, era presente anche la tradizione bandistica tipica europea (e soprattutto italiana, vedi ancora tutt’oggi le bande di paese).
Ma come si mischiò quindi tutto ciò?
Quando nel 1894 ci fu la liberazione della schiavitù successero due cose di fondamentale importanza. La prima è che i neri (come ad esempio nientepopodimeno che Louis Armstrong, nipote di schiavi) furono liberi di poter comprare o costruire degli strumenti musicali. Figlia di New Orleans è proprio la batteria, lo sapevate? La primissima è nata proprio lì, dall’assembramento di grancassa, piatti e rullante!
Il secondo fatto importante invece è che i creoli (come ad esempio Jelly Roll Morton, il primo pianista Jazz), smisero di avere i diritti dei bianchi e vennero emarginati insieme ai neri a vivere nel loro stesso quartiere.
Storyville, il quartiere a luci rosse di New Orleans, diventò il luogo in cui creoli e neri iniziarono a cantare e suonare insieme, entrambi insegnandosi a vicenda le loro tradizioni e a sfidarsi poi a ritmo di jam session nei locali. E dopo le work Songs, gli Spiritual e il New Orleans Blues, nacque un altro antenato del Jazz, ovvero il Ragtime. E che cos’è il Ragtime? Un’altra forte influenza sul Jazz, un altro miscuglio di tradizioni: la mano sinistra a tempo di marcia europea e la mano destra a tempo di banjo africano. Ve la ricordate la Stangata? Ecco. Non è stata scritta e composta a New Orleans ma è uno dei brani Ragtime più conosciuti al mondo.
I luoghi del Jazz: Chicago
E poi ci fu la migrazione del Jazz da New Orleans a Chicago… E volete sapere perché? Nel 1917 il quartiere a luci rosse Storyville venne chiuso perché diventato troppo pericoloso e siccome tra i musicisti girava voce che a Chicago pagassero la musica di più… partirono all’avanscoperta praticamente tutti.
Ma come in ogni città degli Stati Uniti anche qua esisteva un ghetto nero, il quartiere South Side, in cui si ritrovavano la maggior parte dei locali di musica Jazz. Ma anche qui molti suoni andarono mescolandosi tanto da far nascere il Jazz in stile Chicago: più nervoso, più freddo e molto meno influenzato dal Blues. A Chicago arrivarono le prime case discografiche, anche se il primo disco Jazz venne inciso a New Orleans nel dai Dixieland Jazz Band. E con i dischi, il Jazz, iniziò a diventare sempre più famoso tanto da.. sbarcare in Europa e diventar sempre più conosciuto!
E New York?!
Nel frattempo a New York, esattamente nel quartiere di Harlem, i neri continuarono a trasformare il Ragtime in Jazz iniettando nel primo sempre più Blues. Fu così che nacque lo Stride Piano, in cui la mano sinistra non era più a ritmo di marcia europea ma un mix di bassi fatti di note isolate e di accordi. E dallo Stride Piano derivò.. No non ve lo dico adesso, non posso scrivere un libro qua! Ma una prossima pillola sugli stili di Jazz si, quella posso farla! Avevo descritto all’inizio il Jazz con le parole “mille mondi”, no?