Indocina: sui passi di Terzani
“Fu una splendida decisione e l’anno 1993 è finito per essere uno dei più straordinari che io abbia passato: avrei dovuto morire e son rinato. Quella che pareva una maledizione s’è dimostrata una vera benedizione.”
Tiziano Terzani e “Un indovino mi disse“: un anno intero tra Laos, Thailandia, Myanmar, Malesia, Cambogia, e molti altri, spostandosi fra un paese e l’altro senza mai prendere un aereo. Perché? Per via di una profezia di un indovino di Hong Kong…
Il Laos secondo Terzani: uno “stato mentale”
Terzani ha sempre amato questo paese, l’ha definito uno “stato mentale” per la sua tradizionalità che è riuscito a mantenere, nonostante la crescita e l’espansione del resto dei paesi asiatici intorno a sè. Ed è da qui che lui ha iniziato il suo percorso senza aerei in quanto il Laos è lo stato più centrale dell’Asia, essendo confinante con tutti gli stati dell’Indocina. Inoltre è un paese che nasconde anche molte meraviglie: a Vientiane, la capitale, si trova il Pha That Luang, simbolo dell’intero paese; la stupenda città di Luang Prabang che è situata tra due fiumi, il Mekong e il Nam Khan, ed è dominata dal monte sacro Phu Si e poi, immergendosi nella natura, l’altopiano di Bolovens è ricco di foreste incontaminate, cascate stupende e immense piantagioni di caffè.
Myanmar: un museo vivente della più varia umanità
La popolazione del Myanmar (o ex Birmania) è ciò per cui Terzani l’ha definita una sorta di museo vivente della più varia umanità. Più di 100 gruppi etnici, con le loro tradizioni e le loro culture, abitano questo splendido paese.
L’etnia dei Bamar è quella con una maggior percentuale: si tratta appunto dei Birmani e rappresenta la cultura più autentica del posto. I Padaung (chiamati anche Karen), sono il secondo gruppo del paese più numeroso e la loro particolarità è rappresentata dal collo delle donne che viene allungato con grandi anelli posti intorno ad esso: una pratica molto curiosa ma allo stesso tempo, purtroppo, anche molto pericolosa. Gli Shan, che abitano appunto l’omonimo stato, sono considerati la popolazione più civilizzata della regione. Poi ci sono i Paò, conosciuti anche come Karen neri per via dell’abitudine delle donne di indossare abiti scuri, e i Wa, i famosi tagliatori di teste: la leggenda narra che le seppelliscano nei loro campi in omaggio alla dea del riso.
Ma ciò che attira le persone verso il Myanmar, non è solo questa vasta differenza di culture. Yangon (o Rangoon), che un tempo era la capitale, è una splendida città, tra architetture coloniali e pagode buddiste dorate. Anche la Valle dei templi di Bagan meriterebbe una visita: uno dei luoghi più sacri della Birmania, dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco, è il luogo con la più alta concentrazione del mondo di templi buddisti, pagode e stupe.
Malacca: la città più stregata della Malesia
“Malacca, sulla costa occidentale della Malesia, è una città carica di passato, imbevuta di sangue, seminata di ossa… dove le razze di mezzo mondo si sono incontrate, scontrate, amate, riprodotte… Malacca è uno di quei posti. Pieno di morti. E i morti bisbigliano. Bisbigliano in cinese, in portoghese, in olandese, in malese, in inglese.”
E quando i portoghesi furono cacciati dagli olandesi, che a loro volta vennero sconfitti dagli inglesi che se ne andarono nel 1957, lasciarono una città ricca di tombe, monumenti e fantasmi. A Malacca, ci sono molte case nelle quali nessuno vuole abitare. E le conquiste, come si sa, portano distruzione: le costruzioni nel centro della città, specialmente quelle olandesi, sono tutte dipinte di rosso. Town Square, detta anche “Piazza Rossa”, è il centro della città e ospita, oltre al palazzo del municipio, anche la Christ Church, la più antica chiesa protestante presente in Malesia: tutti edifici dipinti di rosso come anche le case lì intorno.
Cambogia: il sopracciglio di Buddha
“Ci sono le case, ma non gli abitanti. Ci sono le strade, ma non i passanti. Ci sono le scale, ma non chi le sale. I corvi neri paiono inermi, ma dentro al frutto ci sono i vermi. Solo ad Angkor si fa festa ma dell’umanità non resta che chi sta dove poggia l’ombra di un albero della pioggia.”
La Cambogia è stata occupata dai Khmer e dai Khmer Rossi. I Khmer hanno influenzato la cultura del paese, sia nell’arte che nell’architettura. Ad esempio ad Angkor si trovano i templi appartenenti all’antica capitale del loro Impero ed è l’attrazione turistica più importante del paese, oppure il Palazzo Reale di Phnom Pehn, costruito con il loro stile di ispirazione buddista che è tutt’ora residenza della famiglia reale cambogiana. E poi ci son stati, purtroppo, i Khmer Rossi, che conquistarono Phnom Pehn, ora capitale della Cambogia, e istituirono un regime sanguinario. E la profezia di Buddha con loro si avverò: Angkor, durante la loro occupazione, rimase l’unica città in “vita”, mentre Phnom Pehn venne completamente fatta evacuare e rimase perciò deserta.
La Mongolia, Ulan Bator e l’amico fantasma di Terzani
Un libro nel libro. Terzani attraversa Ulan Bator, capitale della Mongolia, con il suo amico fantasma: “Bestie, uomini, dei. Il mistero del re del mondo” di Ferdinand Ossendowski. “L’amico fantasma”, scappato dalla Siberia per fuggire al controllo comunista, arrivò fino in Mongolia negli anni in cui era impegnata nelle lotte antibolsceviche. E Terzani ripercorre le tappe toccate all’epoca dallo scrittore constatando però un grande cambiamento della città in così pochi anni: come appunto narrava Ossendowski, la rivoluzione bolscevica era stata la grande maledizione che aveva cambiato il paese. Il simbolo di modernità è la città per eccellenza e i sovietici quindi la diedero anche ai mongoli, nonostante fossero abituati a vivere in accampamenti.
Ulan Bator però è l’unica grande città della Mongolia ed infatti questo è uno dei paesi meno popolati del pianeta. Il resto del territorio è in prevalenza selvaggio e sono molti gli angoli ancora incontaminati nascosti nella natura.
Beh, a parer mio, questo è uno dei tanti esempi in cui la vita insegna che bisogna sempre guardare il lato positivo di tutto ciò che ci accade. A Tiziano il 1993 ha permesso di riscoprire il piacere del viaggiare e gli ha ridato il senso della vastità del mondo, quel senso, che al giorno d’oggi, non abbiamo più: con poche ore di volo possiamo trovarci dall’altro lato della Terra. Certo, la nostra curiosità e la nostra voglia di avventura ringraziano, ma a volte, forse, bisognerebbe provare a vivere la vita con più calma perché spesso, correndo, rischiamo di perderci un sacco di cose stupende.